L'avversario Borghese


Martino Borghese (Google)
Pubblicato il 5 febbraio, 2015 19:28 | by Hervé Sacchi

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ESCLUSIVO – Borghese: “A Vercelli ho lasciato tanti amici”

INTERVISTA MARTINO BORGHESE VARESE PRO VERCELLI / VERCELLI – Lo avevamo già intervistato prima della gara del girone d’andata e chi di voi ha preso il nostro magazine se lo ricorda. Martino Borghese è un ex della prossima gara: benché abbiamo disputato solo sei mesi con la maglia bianca, il suo cuore e la sua determinazione vengono ancora ricordate come una delle note liete della stagione 2012-13. Non ci siamo fatti mancare l’occasione per risentirlo e per farci raccontare qualcosa sulla situazione del suo Varese e sul ricordi di Vercelli e della Pro.

 

Ciao Martino, innanzitutto come stai?

Sto benissimo. All’inizio dell’anno ho avuto problemi fisici, anche perché sono piuttosto grosso. Dovevo recuperare. Dopo ottobre ho acquisito la piena condizione. Qui va tutto bene, mi trovo bene con l’ambiente e i compagni. Proviamo a fare questa impresa. Sappiamo che è un campionato difficile dove puoi vincere con la prima in classifica e perdere con l’ultima. È più difficile degli altri campionati ai quali ho partecipato. Non puoi mollare un attimo. A parte Catania e Bologna che si sono rinforzate in maniera importante, non trovo differenze tecniche.

 

Ci eravamo già sentiti prima della gara di andata. Sappiamo come finì quella gara, ma ti chiediamo che Varese troverà la Pro Vercelli questa volta.

Troverà un Varese che fa dell’Ossola il suo fortino. Che venga qui la Pro Vercelli o il Carpi per noi è uguale. Proprio contro gli emiliani abbiamo perso una partita folle. Su novanta minuti non avevano fatto un tiro in porta…

 

Siete reduci dalla vittoria esterna contro il Lanciano, che certamente avrà dato morale…

Venivamo da due o tre partite in cui avevamo raccolto meno punti. Poi il calcio è così: quando fai buone prestazioni, alla fine i risultati arrivano. Ma non possiamo permetterci di festeggiare: già da lunedì siamo già col pensiero alla partita di sabato.

 

Tante squadre hanno cambiato diversi giocatori, specie quelle coinvolte nella corsa alla salvezza. Voi avete cambiato numericamente poco: pensi che questo possa essere un vantaggio per il vostro cammino da qui alla fine della stagione?

Credo che il mercato ci abbia rinforzati. Ho conosciuto i ragazzi in questi giorni e – sotto il lato umano – sono tutti bravi ragazzi. Quando fai un campionato per salvarti, ti salvi col gruppo. A livello umano secondo me siamo andati a rafforzare un gruppo eccezionale. Abbiamo cambiato pochi uomini. Magari se avessimo fatto una rivoluzione ci saremmo ritrovati in una brutta situazione. Alla fine qui, a parte tre innesti, ci conosciamo tutti. Non ci resta altro che correre, sudare e fare più punti.

 

Hai parlato di rivoluzione ed è un assist per parlare della rivoluzione che ci fu e che ti vide coinvolto due anni fa. Tu arrivasti alla Pro nel mercato di gennaio. Credi che in quel caso la rivoluzione fu necessaria?

La rivoluzione è stata giusta. Fare 15 punti all’andata vuol dire che andava cambiato qualcosa, non tanto per il valore dei giocatori che poi tutti erano ottimi giocatori. Si sono cambiati due allenatori, è stato un po’ un anno confusionale. Poi quando siamo arrivati noi ci siamo integrati subito coi vecchi. A sognare ci credevamo tutti, forse ad aprile abbiamo iniziato a perdere le speranze, ma tutti noi nuovi abbiamo sudato la maglia della Pro Vercelli. Credevo alla salvezza in ogni gara e mi innervosivo quando ci davano degli illusi. Anche a SportItalia mi ridevano dietro. Non so cos’è mancato, forse un po’ di fortuna. Partite con Sassuolo, Cittadella, Lanciano, Brescia me le ricordo benissimo: giocavamo alla grande ma non riuscivamo a vincerle.

 

Nonostante i soli sei mesi di militanza con la maglia bianca so che ti sei lasciato in ottimi rapporti, con la società e coi tifosi…

Non ho mai lottato così tanto per una squadra in cui sono rimasto solo per sei mesi. A Vercelli ho lasciato molto amici. Ci sono state tante cose positive: dalla società ai ragazzi, a tutto l’ambiente, mi sono trovato bene con tutti. I tifosi a ogni gara mi rendevano felice. Sono stato male per la retrocessione: la società aveva un potenziale e delle competenze talmente elevate che non mi capacito di esser potuto retrocedere in quella annata.

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