Esclusive Varini, Rizzi e Atzori (Foto Ivan Benedetto)


Varini, Rizzi e Atzori (Foto Ivan Benedetto)
Pubblicato il 23 ottobre, 2021 10:30 | by Alessandro Borasio

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ESCLUSIVO – Dalla Pro Vercelli a Malta: la nuova vita dell’ex Gianluca Atzori

PRO VERCELLI INTERVISTA ESCLUSIVA GIANLUCA ATZORI MALTA / VERCELLI – Impegnato nella sua nuova avventura alla guida del Floriana a Malta, abbiamo avuto il piacere di incontrare Gianluca Atzori, ex tecnico della Pro Vercelli, che ci ha raccontato cosa non aveva funzionato durante la sua breve esperienza vercellese e ci ha parlato, con entusiasmo, della sua nuova avventura in panchina. Ecco, dunque, le sue parole.

 

L’INTERVISTA ESCLUSIVA A GIANLUCA ATZORI

Voglio dire solo la verità riguardo la mia esperienza a Vercelli: la società doveva rendersi conto che erano attaccati all’allenatore precedente, non dovevano cambiare il tecnico. Anzi, forse avrebbero dovuto farlo prima. Tra giocatori ed allenatore (Grassadonia, ndr.) c’era un legame molto forte, io sono arrivato il 18 dicembre ma erano già due o tre mesi che ero in contatto con la società. Alla Pro reclamo una cosa: la scelta; o mi difendi o non mi chiami nemmeno. Sono stati i giocatori a mandarmi via, non la società: ci trovo dell’incoerenza. Anche perché a rimetterci, poi, sono stato solo io. Venivo da due anni fatti bene e Vercelli mi ha tagliato le gambe.

Varini, durante la sua conferenza stampa di presentazione, ha detto che aveva scelto Gianluca Atzori come allenatore per via delle sue competenze tattiche nel conoscere più moduli, per le qualità umane e per le sue esperienze pregresse, è vero?  Varini prima di chiamarmi ufficialmente ha chiesto, tramite i suoi contatti, informazioni su di me al mondo intero. Attraverso i suoi canali ha raccolto le informazioni e poi ha capito che potevo essere l’allenatore giusto per la Pro Vercelli. Il Direttore mi disse che per il mio carattere, e la mia esperienza, ero un candidato perfetto per la panchina.

Che ricordo ha di Vercelli? A distanza di anni mi sento legato a Vercelli, per via dei fantastici collaboratori che avevo: il preparatore atletico, il preparatore dei portieri, il responsabile del recupero degli infortunati e tanti altri; erano davvero persone meravigliose. In quel mese ho constatato la bravura, la competenza e gli uomini dell’era Massimo Secondo. Per il resto posso dire che erano davvero ben organizzati, mi piacevano molto: mi hanno messo tutto a disposizione, sotto questo punto di vista la Pro di Secondo aveva tutto per puntare a vincere un campionato (per l’organizzazione, ovviamente). Dal punto di vista della personalità non si sono dimostrati una società forte con me e nemmeno con Grassadonia. Ripeto: non bisognava mandare via Grassadonia (se non prima) o, nel caso, bisognava avere la forza di difendermi di più.

Ora, con la Pro alle spalle, lei è ripartito da Malta. Precisamente dal Floriana: era tanta la voglia di rimettersi in gioco, per la prima volta, all’estero? La mia voglia di continuare a fare l’allenatore era tanta. Naturalmente non nego di aver cercato qualcosa in Italia. Tante porte mi si sono state chiuse in faccia, molti personaggi che mi chiamavano sempre – quando ero in auge – ora non mi rispondevano nemmeno più. Non volevo chissà cosa, eppure si sono sempre comportati male. Tantissime “persone” che ritenevo amiche mi hanno chiuso la porta in faccia, ma questo è il calcio: purtroppo funziona così. Allora ecco l’idea, tramite il mio consigliere (Pasquale Sensibile, ndr.), di cercare all’estero: avevo voglia di allenare. Potevo andare in Turchia e a Malta, con il Floriana ho fatto il colloquio ed è andato bene. Non conoscevo il campionato ma il mio interlocutore, Matthiew Carbone, mi ha spiegato bene il progetto. Ho conosciuto il presidente, ci siamo piaciuti ed abbiamo iniziato questa nuova avventura insieme. In questi quattro mesi sono contento: mi sono ambientato ed ho trovato un gruppo di lavoro fantastico per via della loro disponibilità. La squadra ha grandi margini di miglioramento, sono soddisfatto di quanto fatto ma ho qualche rammarico per aver lasciato indietro qualche punto: è un campionato stimolante.

Lei lancia molti giovani, sono uno stimolo? Loro sono assolutamente uno stimolo. I giovani sono la parte migliore di questo calcio, hanno orecchie per ascoltare (sognano di diventare calciatori migliori) ed hanno entusiasmo. Sono delle spugne che hanno bisogno di informazioni per crescere, loro recepiscono ed apprendono la mia idea. Spesso mi sono scontrato con giocatori che credevano di sapere tutto e che volevano fare come meglio pensavano: credevano che il calcio fosse un gioco singolo, invece è di squadra. I giovani mi danno soddisfazioni e disponibilità: preferisco loro, seppur siano meno bravi ed esperti, ad altri. Mi piace farli crescere e migliorare. I giovani sono la cosa più importante, non sopporto l’arroganza, la maleducazione e chi si vuole imporre. Lanciare i giovani è più stimolante.

Che rapporto ha con il nuovo direttore? Viene da un’esperienza importante da responsabile del settore giovanile ad Alessandria: conosce bene i giovani. Nereo Omero Meloni è stata una scoperta piacevole, ha grande esperienza ed in più – anche lui – è molto giovane: ha tanta voglia di arrivare, è importante avere un direttore come lui che ha voglia di ascoltare l’idea dell’allenatore. Mi è piaciuto molto, conoscendolo meglio ho capito le sue competenze tattiche: mi ha sorpreso positivamente; in precedenza – senza fare nomi e cognomi – ho avuto esperienze diverse.

Prosegue la sua collaborazione, pluriennale, con Carlo Simionato: cosa vi lega? Lo stimo tantissimo, sono profondamento legato a lui ed alla sua persona. Ha grandi competenze ed è un binomio fondamentale. È un amico, un collaboratore ed una persona fantastica: ogni volta che, nel calcio o in maniera privata, avevo bisogno di lui mi è sempre stato vicino. Te lo garantisco. Sono molto legato a lui, è davvero bravo nel suo lavoro e la sua esperienza parla da sola: è un valore aggiunto.

L’Europa è un obiettivo? Sono a Malta anche per quello, se si vince il campionato si fanno i preliminari di Champions League. Se si arriva entro le prime quattro l’Europa chiama, mi si è accesa una lampadina: sognare è sempre bello.

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